Il cammino a ostacoli verso la normalità
Nel periodo in esame, iniziato a metà settembre, i mercati finanziari hanno oscillato violentemente, per subire infine una brusca correzione. I prezzi delle attività hanno registrato un calo generalizzato e i rendimenti sovrani statunitensi sono saliti in ottobre, prima di recedere e scendere a livelli ancora più bassi con l'ondata di vendite delle attività di rischio. La volatilità e i premi a termine si sono impennati. Una nuova serie di perturbazioni, accompagnata questa volta da rendimenti più bassi, ha colpito i mercati in dicembre. L'aggiustamento dei prezzi si è verificato in un contesto caratterizzato da segnali contrastanti provenienti dall'attività economica mondiale e dal graduale, ma persistente, irrigidimento delle condizioni finanziarie. Esso ha rispecchiato, inoltre, l'intensificarsi e l'attenuarsi delle tensioni commerciali e il rafforzamento dell'incertezza politica nell'area dell'euro. Questi ostacoli hanno messo in luce, ancora una volta, le difficoltà del cammino che le banche centrali hanno intrapreso per raggiungere la normalizzazione delle politiche, in un contesto di policy generalmente complesso.
Le condizioni finanziarie si sono leggermente inasprite negli Stati Uniti. In ottobre, i rendimenti dei titoli del Tesoro statunitensi a dieci anni si sono mantenuti costantemente al di sopra della soglia del 3% che sfioravano da 12 mesi. I rendimenti hanno continuato a crescere per quasi tutto il mese di novembre, trainati dai rendimenti in termini reali, prima di scendere al di sotto del 3% a inizio dicembre. I premi di rischio, inclusi i premi a termine, sono saliti e la ricerca di rendimento si è placata. Capeggiate dal settore tecnologico, le valutazioni azionarie degli Stati Uniti hanno ceduto in ottobre, nonostante gli annunci di utili trimestrali positivi. I corsi azionari sono stati volatili in novembre e sono crollati di nuovo in dicembre. Gli investitori sono parsi scoraggiati dalla scarsa visibilità sulle prospettive di risultati di fronte alle tensioni commerciali e all'indebolimento delle condizioni finanziarie mondiali, in un contesto in cui la Federal Reserve si è mostrata determinata a portare avanti il processo di graduale normalizzazione della politica monetaria. Gli spread societari si sono ampliati, in particolare per i segmenti con minore qualità creditizia.
L'aggiustamento dei prezzi delle attività di rischio è avvenuta a livello mondiale. I mercati azionari degli Stati Uniti hanno depresso quelli delle altre economie avanzate e di quelle emergenti, in un contesto di turbolenze diffuse. Anche in Europa gli spread societari sono aumentati notevolmente, specie per le società finanziarie. In particolare, le valutazioni bancarie hanno subito nuove pressioni in seguito all'intensificarsi delle incertezze politiche, soprattutto riguardo al bilancio dell'Italia e, in misura minore, alla Brexit.
Dopo un'estate marcata da deflussi di capitali e da tensioni a livello dei singoli paesi, le condizioni finanziare non si sono allentate ma si sono relativamente stabilizzate nelle economie emergenti (EME). A inizio trimestre le valute si sono ulteriormente deprezzate nei confronti del dollaro USA, rispecchiando le aspettative di un inasprimento da parte della Federal Reserve. Tuttavia il netto calo dei prezzi del petrolio ha offerto un po' di respiro ai paesi importatori, dopo un inusuale periodo di aumento del prezzo del greggio e del rafforzamento del dollaro. I deflussi di portafoglio hanno rallentato nei mercati del reddito fisso delle EME e gli spread delle obbligazioni in valuta locale si sono ristretti.