Rassegna trimestrale BRI marzo 2018: La volatilità ritorna sulla scena in seguito alle tensioni dei mercati azionari
In febbraio la volatilità è ritornata nei mercati, interrompendo un lungo periodo di insolita calma ed evidenziando il difficile compito delle banche centrali di normalizzare le politiche monetarie accomodanti.
La brusca correzione dei mercati azionari è stata innescata dalle preoccupazioni relative alle prospettive inflazionistiche degli Stati Uniti e al loro probabile impatto sui tassi di interesse e mostra quanti rischi abbiano preso gli operatori di mercato durante il recente periodo di volatilità estremamente bassa.
"Non c'è dubbio, le tensioni hanno eliminato alcune posizioni, agendo un po' come un 'reset'. Ma il quadro complessivo non è cambiato in modo sostanziale", ha affermato Claudio Borio, Capo del Dipartimento monetario ed economico della BRI.
"I responsabili delle politiche non devono avere paura della volatilità. Lungo il cammino verso la normalizzazione delle politiche monetarie, un certo livello di volatilità può essere anzi di aiuto".
L'edizione di marzo 2018 della Rassegna trimestrale:
- Analizza le turbolenze verificatesi il 5 febbraio e il ruolo svolto dai prodotti negoziati in borsa (exchange-traded product, ETP) che scommettono sulla volatilità. Evidenzia il fatto che i prodotti complessi e a leva finanziaria possono provocare e amplificare i movimenti considerevoli dei mercati, anche se gli operatori principali sono relativamente piccoli.
- Documenta il cambiamento degli andamenti dei flussi transfrontalieri verso le economie emergenti dell'Asia. Lo spostamento delle fonti di finanza internazionale - dalle banche giapponesi negli anni novanta a quelle europee negli anni duemila, con l'attuale rafforzarsi di quelle cinesi - incide sul modo in cui gli shock si trasmettono nella regione.
- Mostra il modo in cui le banche estere attive negli Stati Uniti hanno modificato le loro operazioni e la loro struttura giuridica in risposta a un requisito che obbliga le banche con almeno $50 miliardi in attività non-branch USA a riunire le succursali statunitensi sotto una società holding intermedia. Se alcune banche hanno optato per i tagli e altre potrebbero aver trasferito attività in paesi offshore, generalmente esse hanno tolto dai loro portafogli di negoziazione le obbligazioni di agenzie governative e quelle societarie.
Sei articoli monografici analizzano aspetti dell'economia e dei mercati internazionali:
- Morten Bech, Umar Faruqui, Cristina Picillo (BRI) e Frederik Ougaard (Danish Financial Supervisory Authority)* osservano che la domanda di denaro contante è aumentata in molte economie avanzate dopo la Grande Crisi Finanziaria, sebbene i consumatori optino per le carte o le forme di pagamento contactless sempre più spesso e per acquisti di importo sempre più piccolo. Gli autori sostengono che la crescente popolarità dei contanti sia dovuta, almeno in parte, a tassi di interesse più bassi.
"La capacità di tenuta dei contanti in quanto istituzione sociale ci ricorda come sia importante comprendere la funzione economica del denaro, al di là delle sole innovazioni tecnologiche" ha fatto notare Hyun Song Shin, Consigliere Economico e Capo della Ricerca alla BRI.
- Stefan Avdjiev, Hyun Song Shin (BRI), Mary Everett e Philip Lane (Central Bank of Ireland)* sostengono che le statistiche contabili nazionali tradizionali non rispecchiano più il quadro d'insieme dell'attività economica perché non includono il monitoraggio dello sviluppo internazionale delle multinazionali. Le società, la loro proprietà e la loro attività economica non sono limitate dai confini geografici. I responsabili delle politiche devono adottare una prospettiva più ampia per valutare i rischi per il sistema finanziario.
- Iñaki Aldasoro, Claudio Borio e Mathias Drehmann (BRI)* rilevano che il debito delle famiglie e quello internazionale agiscono come utili indicatori di allerta precoce per le tensioni bancarie, in particolare quando sono associati ai dati sui prezzi degli immobili. Attualmente gli indicatori evidenziano l'emergere di rischi in varie economie.
"I rapidi movimenti dei mercati finanziari fanno notizia ma quelli lenti, sullo sfondo, possono avere un ruolo più importante per l'economia", ha osservato Hyun Song Shin. "Il loro impatto diventa visibile solo dopo qualche tempo".
- Michael Chui, Anamaria Illes e Christian Upper (BRI)* analizzano i rischi per la stabilità finanziaria e per l'economia derivanti da una crescita del debito delle grandi società di sviluppo immobiliare asiatiche. Una leva finanziaria relativamente bassa limita i rischi per la stabilità finanziaria sul breve periodo ma la bassa redditività ha reso molte società immobiliari vulnerabili all'aumento dei tassi di interesse e ai cali dei prezzi degli immobili.
- Vladyslav Sushko e Grant Turner (BRI)* affermano che uno spostamento verso una gestione del portafoglio passiva a più basso costo potrebbe ridurre la quantità di informazioni sui singoli titoli contenute nei prezzi. Anche i flussi dei fondi e le dinamiche dei prezzi di mercato potrebbero cambiare. Nei recenti periodi di tensione, i flussi dei fondi comuni passivi sono stati alquanto stabili, mentre i fondi comuni attivi hanno registrato persistenti deflussi e i flussi degli exchange-traded fund sono stati volatili.
- Bilyana Bogdanova, Ingo Fender e Előd Takáts (BRI)* rilevano che, sebbene le valutazioni delle banche siano attualmente basse, i rapporti tra capitalizzazione di borsa e patrimonio netto sono generalmente in linea con i modelli storici. I fattori trainanti sono gli stessi del periodo precedente alla Grande Crisi Finanziaria. Ciò mette in discussione le spiegazioni che considerano la regolamentazione come la principale causa di valutazioni basse e suggerisce che le banche potrebbero migliorare le loro posizioni affrontando i prestiti problematici e controllando le spese.
* Gli articoli firmati rispecchiano le opinioni degli autori e non necessariamente il punto di vista della BRI o delle altre istituzioni a cui sono affiliati.