Aumentano le pressioni inflazionistiche con il rincaro delle materie prime
Fra l'inizio di dicembre 2010 e l'ultima settimana di febbraio 2011 i corsi azionari e gli spread creditizi nelle principali economie avanzate hanno segnato rispettivamente un aumento e una diminuzione. Gli investitori hanno scontato un rafforzamento dell'attività economica e la crescente probabilità che la ripresa in tali economie avesse finalmente raggiunto il ritmo sufficiente a uscire dalla crisi. Anche i rendimenti dei titoli pubblici sono aumentati significativamente, di riflesso sia all'incremento dei rendimenti reali attesi, dovuto alle previsioni di un inasprimento monetario, sia alle maggiori aspettative di inflazione. Nell'ultima settimana di febbraio, tuttavia, l'umore degli investitori è drasticamente cambiato, allorché hanno preso il sopravvento i timori per l'impatto dell'instabilità politica in Nord Africa e nel Medio Oriente.
L'aumento delle aspettative di inflazione, specie a breve termine, è ascrivibile non soltanto alle migliorate prospettive di crescita, ma anche ai rapidi rincari segnati in tutto il mondo dalle materie prime agricole e non agricole, e in particolare dagli alimentari. Tali rincari hanno ridestato la preoccupazione degli investitori e delle autorità per le ripercussioni inflazionistiche e per l'eventualità di effetti di secondo impatto. I rialzi sempre più incalzanti dei prezzi del petrolio di fronte all'escalation delle tensioni politiche in Nord Africa e Medio Oriente hanno esacerbato tale sentimento.
Le quotazioni azionarie e obbligazionarie in varie economie emergenti hanno iniziato a riflettere le crescenti inquietudini degli investitori per l'impatto dell'inasprimento monetario in risposta all'aumento dell'inflazione. Inoltre, le mutevoli prospettive internazionali hanno indotto una ricomposizione geografica dei portafogli di investimento a scapito dei mercati azionari di Asia e America latina e a favore di quelli delle economie sviluppate.